Riccardo di Cosmo - La città e i segni | Ottobre 2025
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Riccardo di Cosmo
1961 il mio anno di nascita, vengo alla vita in casa, come si usava una volta, primo di tre figli, ruolo che mi resta appiccicato per la vita, spirito d’avventura curioso di tutto, passavo ore sdraiato a terra, a ripassare i contorni dei modelli di Burda per mia mamma sarta, che con abili mani cuciva e cuciva. Più grande divento appassionato di arte e architettura, la laurea il mio sogno! E così la mia vita, già avviata al lavoro dai 18 anni, si sdoppia, tra lavoro e studio, a snocciolare esame per esame, ritmo lento. Studioso quanto basta, scanzonato ragazzo che deve portare a casa il risultato...il tempo è poco! Ma allo stesso tempo mi perdo tra acquisti compulsivi di libri e riviste, dopo lunghe interminabili giornate in biblioteca, dove non si trova mai lo spunto giusto chissà perché! E allora si parte per toccare l’arte con mano, lunghi viaggi e camminate, cartine e libri spiegazzati, a cercare Le Corbusier e Mies van der Rohe, con la mia compagna di vita. Si sale sulla “due cavalli”, giri infiniti, chilometri macinati, alla scoperta della grande storia delle città Europee, peripli di Francia Spagna e Portogallo, Germania e Olanda fino in Norvegia e a Oriente “la Turchia”...da questi viaggi ritornavo anima nuova e sguardo trasparente, ricco, di foto, schizzi a carboncino, pietre su cui trovavo tracce e forme da seguire col colore, iniziavo a disegnare ciò che non c’è! Alla fine mi laureo, e arriva il riscatto e il cambiamento lavorativo, la gavetta disegnatore, insegnante volontario all’università e poi architetto. Con la maturità e le figlie cresciute, piu’ tempo per me e Elisabetta, e così con il suo mutare forma, rinascita alla pittura, anche io sperimento, ritrovo la mia creatività, e rappresento il tempo, la quarta dimensione, piccoli quadri, collage di arte povera, garze strallate e disegni su piante cartacee della Forma Urbis Romae, le mie ”scatole del tempo”. Poi la serie del riuso, i sogni dei cassetti antichi, omaggio a Maria Lai, intrecci di nastri e spaghi e natura, levigati rametti, dono del mare. Infine i lavori sui “fotogrammi”, vecchie polaroid e strisciate di provini 10x10, foto di Roma incastonate tra stucchi e acrilici, scalzate e sollevate dal tempo, ritmi costanti che creano la trama, ruvide e opache malte su superficie liscia di foto, contrasto tra vecchio e nuovo… ancora spazio e tempo. |
C O N T A T T I



