Bruna Marchetti - Trascendenze | Settembre 2017
Qualche nota intorno a questo progetto fotografico e alla ricerca di cui è parte.
Questo progetto, per me, è il risultato di un processo alchemico. E’ il tentativo di portare alla luce, di dare volto e corpo, ad alcuni stati d’animo, a certe atmosfere in cui mi sono sentita immersa, o sommersa, in momenti di grande trasformazione. Immagini come orme del sacro, frammenti archetipici che credo possano entrare in risonanza con altre e altri, espressioni che abitano la comune umanità quando si trova ad affrontare i perigli dei “passaggi di vita” che segnano la nostra evoluzione. Volti dell’Anima li definirei, particelle di memoria, probabilmente emerse dall’intreccio delle tante storie che ho raccolto nel corso degli anni con il mio lavoro, entrate in risonanza con la mia storia personale. Riflessi di tracciati archetipici che a volte rischiano di trascinarci verso abissi senza fondo, altre ci sospingono fino al limite estremo della coscienza dell’io -oltre il quale c’è solo disgregazione psichica, altre ancora ci attraggono verso la quiete infinita, ci chiedono di lasciarci andare, di abbandonarci a un abbraccio d’acqua senza fine, come toccò ad Ofelia. Questa mia ricerca è stata anche una specie di danza con la mia modella, a cui ho cercato di dare pochissime indicazioni, se non l’intenzione di seguire un tema, di solito emerso da una condivisione autobiografica. Le mie fotografie sono anche il risultato della ricerca di una connessione profonda fra la mia storia di donna, le molte storie che mi abitano, il corpo della modella e il con-testo (fisico e psichico), l’orizzonte che ha fatto da sfondo al nostro operare. Ideazione, progettazione, editing, basi di tecnica fotografica, e tutte le fasi necessarie a portare a termine un progetto fotografico sono stati passi necessari, allo stesso tempo, tutto questo è stato messo fra parentesi nel momento in cui partiva il nostro lavoro con la fotocamera. Lì si stava pienamente immerse nel qui- e-ora, c’erano solo i corpi, l’ambiente e le mani e l’occhio e la fotocamera. C’era il mio corpo che si muoveva istintivamente, i sensi totalmente allertati nella percezione dei movimenti della mia compagna di ricerca, un istintivo cercare la sintonia con i giochi di luce sul suo corpo, le geometrie emotive che si creavano fra i suoi movimenti e gli elementi dell’ambiente in cui entrambe eravamo immerse. Ma questa fase de lavoro è molto difficile da “spiegare” ... forse è un atto contemplativo, una forma di preghiera in movimento. Di certo un tentativo forte di sospensione del nostro io. Credo che tutto il mio lavoro alla fine si possa definire come un tentativo di mettermi in ascolto.. e di “scattare”, di rispondere in/con tutti i sensi attraverso lo strumento della fotocamera, al sopraggiungere dello stimolo che mi tocca emotivamente. Il prodotto finale, l’immagine che si offre allo sguardo mio e di chi la osserva, per me è l’apparire di qualcosa che si mostra, che parla con una sua propria voce, che potenzialmente può raggiungere tutti, e di cui io tento (con più o meno successo) di dare testimonianza. Non so se questo sia fare fotografia o fare filosofia (nel senso di praticarla nella propria vita) o fare (auto)analisi... ma forse non è così importante mettere sempre dei cartellini al nostro operare. Per me questo mio creare è comunque ricerca, passione assoluta, e lo vivo così. |
C O N T A T T I
Bruna Marchetti,
filosofa, analista biografico in formazione, fotografa.Praticante da anni, con uno sguardo da principiante per sempre.
Cell: +39 370 347 2690
E-mail: [email protected]
filosofa, analista biografico in formazione, fotografa.Praticante da anni, con uno sguardo da principiante per sempre.
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